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IL CARPINO FOLK FESTIVAL AL VIA SUL TRENO DELLE FERROVIE DEL GARGANO 3-6 Agosto

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La ventesima edizione del primo grande festival pugliese della musica popolare e delle sue contaminazioni si mette in viaggio lunedì 3 agosto con quattro suggestivi appuntamenti legati alla mobilità lenta in cui il treno delle Ferrovie del Gargano da mezzo di trasporto diventa palcoscenico grazie agli storytellers ossia all'innovativo metodo di narrare con la retorica e quindi valorizzare il paesaggio, la natura e la cultura locale.
Si tratta di performance sperimentali realizzate appositamente per il Carpino Folk Festival dallo storico dell'arte Gianfranco Piemontese, dall'antropologa Patrizia Resta, il giornalista Gianni Lannes, l'attrice Elena Ruzza e i musicisti e artisti Giuliana De Donno, Quintana Ensemble, Redi Hasa, Maria Mazzotta e Matteo Cantamessa.
CANTAR VIAGGIANDO è una produzione Carpino Folk Festival promossa dal Gal Gargano sotto la direzione artistica di Luciano Castelluccia.

Lunedì 03 Agosto 2015
GIANFRANCO PIEMONTESE, ricercatore Mibac e docente di Storia all’Accademia di Belle Arti di Lecce, lungo il tragitto che da San Severo porta a Peschici, svelerà il Gargano con le impressioni di una viaggiatrice statunitense degli anni Venti: Katharine Hooker.

L’Italia intera, dai più grandi e noti centri ai più piccoli e sperduti comuni dell’entroterra, è stata da sempre meta di intellettuali e viaggiatori curiosi di conoscere la millenaria cultura e l’incantevole paesaggio della penisola. Anche la Puglia e il Gargano sono stati percorsi, nel primo quarto del XX secolo, da questi viaggiatori. Tra questi, Katharine Hooker si deve considerare, a ragione, una delle ultime viaggiatrici di quel Gran Tour iniziato nel XVIII e continuato fino al primo quarto del XX secolo.
La scrittrice grazie alla sua innata curiosità ed ai lunghi periodi di soggiorno in una villa del fiesolano, venne in contatto con personalità del mondo della Cultura e non solo con quelli toscani ma anche con molti pugliesi e, tra questi, il garganico Michele Vocino. La Hooker viaggiava utilizzando un’autovettura con un autista che conosceva bene l’italiano e i diversi dialetti. Il viaggio nel Meridione d’Italia sarà da lei raccontato in due distinti volumi: “Farmhouses and Small Provincial Buildings in Southern Italy” edito a New York nel 1925 e “Trough the heel of Italy” edito a New York nel 1927. Il primo è una ricca raccolta di immagini dei luoghi visitati, il secondo contiene una profonda descrizione di luoghi e monumenti che ne fanno un’ottima guida per i lettori d’oltreoceano.
La letture e la descrizione dei luoghi presenti in questi volumi saranno il filo conduttore del viaggio di partenza del Carpino Folk Festival il 3 Agosto.
Ad accompagnarci ci sarà l'ARPA DI GIULIANA DE DONNO con HARPS TO HARPS
Di origini lucano-salentine, diplomata in arpa classica, ha approfondito la sua formazione e la sua ricerca nell'ambito della musica popolare, specializzandosi in arpe popolari quali celtica, paraguayana e viggianese della quale è una delle poche arpiste al mondo a suonare e possederne un esemplare originale. Il suo ultimo Cd "Harp to Harps" rappresenta la sintesi del suo percorso musicale. E’ un percorso musicale che parte dalle origini popolari con l'arpa celtica: strumento questo che nasce probabilmente intorno all'anno 1000 nelle Terre d'Irlanda e fu elevato a simbolo di quelle terre. Grazie al movimento dei trovatori e trovieri, intorno al XII secolo l'arpa si diffuse in Francia (Bretagna), Spagna (Galizia), Italia e durante il periodo di conquista e colonizzazione delle Americhe (xiv sec.) le missioni Gesuite esportarono l'arpa in quelle regioni che oggi conosciamo come Argentina, Uruguay, Paraguay ecc. E’ da qui che prende forma l'arpa paraguayana, che acquisisce poi una propria identità e la caratteristica di strumento altamente sonoro e dal timbro tipicamente argentino, a differenza dell'arpa celtica che ha un timbro più caldo e pastoso. Anche l’Italia vanta una tradizione arpistica, che affonda le sue radici nel mondo contadino ed in particolar modo nel paese di Viggiano nella Val d’Agri in provincia di Potenza. Per alcuni secoli Viggiano era conosciuta in altre parti d’Italia per essere il principale centro di fabbricazione dello strumento. Gli arpisti Viggianesi erano famosi oltre che in Italia anche in Europa e in America come musici girovaghi che vivevano della propria musica suonando “tarantelle, valzer, serenate” .

Martedì 04 Agosto 2015
PATRIZIA RESTA, professore di Antropologia Culturale dell’Università degli Studi di Foggia, Presidente dell'Associazione Italiana Scienze Etno-Antropologiche e Direttore della Collana “Antropologia culturale e sociale” per la Casa Editrice Franco Angeli, il 4 agosto ci parlerà delle culture delle comunità locali espressioni dense di dinamicità, perfomatività e capacità comunicativa, i cui significati raramente sono noti agli attori sociali che le vivono o che le fruiscono. Il percorso propone le chiavi di lettura di alcuni tratti culturali specifici delle comunità attraversate dal treno del Gargano, ovvero culture enogastronomiche, know-how locali, cerimonie, ritualità ed eventi festivi, dinamiche sociali e patrimoni tradizionali nella loro continua rifunzionalizzazione, in un racconto che si snoderà a partire da diversi stimoli.
L’osservazione degli spazi come luoghi che parlano della presenza degli uomini e delle donne e della loro organizzazione socio-culturale: spazi di lavoro, spazi di conquista (i laghi di Lesina e Varano), spazi di conflitto (Sannicandro Garganico).
La degustazione dei cibi, di cui si esalterà la funzione di marcatori identitari di una tradizione culturale ed economica contadina e/o marinara, ma anche la valenza cerimoniale, se consumati in particolari occasioni, e la valenza produttiva con tutte le implicazioni nelle forme di organizzazione sociale.  
Le evocazioni musicali offerte dai musicisti presenti sul treno per parlare delle tradizioni musicali locali che vanno dalla tarantella agli ‘ndrandl (canti d’altalena presenti a Sannicandro garganico) e ai cantori di Carpino e delle evocazioni sonore che accompagnano le cerimonie rituali e della religiosità popolare di queste realtà (il rumore degli zoccoli dei cavalli nella corsa degli asini di Carpino, il crepitio dei falò rituali di molti comuni, i canti dei pellegrini che si recano a Monte Sant’Angelo o a Cagnano Varano o al Santuario di san Nazario, ecc.).
Lo sfondo dei laghi e del mare per parlare della continua lotta per la sopravvivenza degli abitanti lagunari e costieri in uno scenario di ritualità magico-religiose e di manifestazioni cerimoniali e oggetti votivi, che si esprimono attraverso diversi percorsi processionali sia nelle vie del paese che in mare (Peschici, Rodi Garganico, Ischitella, ecc.) e attraverso gli ex voto.

Ci accompegneranno in questo percorso le QUINTANA ENSEMBLE, concertiste di musica medievale, rinascimentale e barocca, che dopo aver partecipato ad importanti rassegne e progetti, decidono di unire le conoscenze dell’arte antica con la scoperta delle lontane melodie della musica Sefardita, le remote tarantelle del Sud dell’Italia e il sapore lontano di alcune melodie arabe.


Sefarditi (termine che deriva da Sepharad, denominazione medievale della penisola iberica) furono detti gli ebrei delle comunità viventi in Spagna, per distinguerli da quelli abitanti la Germania e le altre regioni dell’Europa centrale e orientale, indicati con il nome di ashkenaziti. Le parole che accompagnano le antiche melodie del repertorio sono di lingua ladina, cioè l’antico spagnolo con le infiltrazioni dall’ebraico e da altri idiomi.
Tra le dominazioni, i conflitti religiosi e politici, le egemonie e le conquiste, i progressi e le tradizioni, dalla terra e dal mare giungono a noi le melodie del folclore che tramandandosi ha portato con sé lingue, note e culture diverse che in questo repertorio cerchiamo di unire, raccontando di un unico viaggio, rivelatoci dal vento del Sud.

Mercoledì 05 Agosto 2015
GIANNI LANNES, scrittore, fotografo, documentarista, esploratore, subacqueo, ex giornalista che si occupa di controinformazione con inchieste riguardanti i traffici di armi (inchiesta su Ilaria Alpi e Miran Hrovatin), di esseri umani, di rifiuti tossici, scorie radioattive, di ecomafie, al Carpino Folk Festival per raccontare la madre terra daunia.
Su questo lembo di storia si sono aggrappate mille leggende, a partire dall’approdo di Diomede dopo la guerra di Troia. Gente rude e criminali di importazione. Il sangue illirico, greco, teutonico, svevo, arabo, normanno, iberico, slavo e albanese si è raggrumato sul promontorio. Alcuni sono venuti a bivaccare da queste parti; molti, però, sono partiti con le pezze al culo, e mai più tornati. Progresso e sviluppo annunciato e promesso dal 1861 dopo aver stroncato la rivolta patriota dei briganti? Gli autoctoni emigrano ancora a testa bassa, mentre sovente i giovani sopravvivono consumando nel vuoto i giorni e l’intelligenza. Così sebbene sia legalmente assente nel belpaese la pena di morte, vige inesorabile la morte per pena.

L'accompagnamento della terza tappa di Cantar Viaggiano è di REDI HASA E MARIA MAZZOTTA un solidale artistico partito nel 2005 quando, suonando per puro divertimento, cominciano a capire che tra di loro c’è grande affinità musicale. Di nota in nota trascorrono lunghe serate in compagnia di musiche tradizionali e libere improvvisazioni. Il puro piacere dell’ascolto reciproco diventa, man mano, un appuntamento costante e ad ogni incontro entrambi portano nuovi brani e nuovi arrangiamenti, quasi a stupirsi l’un l’altro delle grandi potenzialità della loro musica.
E’ così che, nel 2010, cominciano a credere seriamente in un progetto di ricerca che leghi le potenti note del violoncello alla leggerezza della voce, passando attraverso le tradizioni delle loro terre e di quelle che incontrano nei numerosi viaggi. Vibrazioni che si snodano dalla pancia di un violoncello, frequenze liberate che sostengono e si fondono con la voce; note sapienti che prendono corpo dal ventre, che giocano con le simmetrie e con le dissonanze.
Fondamenta del repertorio sono le storie del sud Italia e dei Balcani, delle genti della Vecchia Europa e dei migranti di ogni tempo e luogo che Maria e Redi interpretano e ripropongono secondo il proprio sentire.
Dalla collaborazione musicale tra i due scaturiscono forti emozioni che li nutrono e li ispirano al contempo.
Colori, sapori, profumi, luci e ombre dell’esistenza umana vengono trasformati in suono che coinvolge e in storia che ammalia, in emozione. Sperimentazione e improvvisazione sono strumenti dosati con saggezza per sentire l’appartenenza di un brano e imprimervi la propria personalità.

Giovedì 06 Agosto 2015
Chiuderanno la sezione sperimentale del Carpino Folk Festival (la V edizione di Cantar Viaggiano) sul treno delle Ferrovie del Gargano ELENA RUZZA E MATTEO CANTAMESSA il 6 agosto con il progetto “DAMATIRA DUB”, un reading mitologico elettronico dedicato alla Madre Terra.
Damatira - Demetra rappresenta l'energia materna per eccellenza, la vera nutrice e protettrice dei giovani e vulnerabili. Non necessariamente è la madre biologica delle sue creature, poichè sa nutrire con pari amore anche amici, conoscenti e compagni, che in lei vedono la buona madre sulla cui spalla si può piangere. Il suo senso protettivo e la sua determinazione nel difendere sono leggendarie, come l'orsa che protegge il suo cucciolo.
Il suo limite consiste nell'identificarsi nel solo ruolo di madre e nella difficoltà a lasciare andare le sue creature.
La donna che incarna l'archetipo Damatira ha bisogno di comprendere che, come la natura con il ciclo delle stagioni insegna, il cambiamento è parte del ciclo naturale delle cose, e resistere ad esso significa solo ristagnare.
La Dea della fertilità può essere madre di tante creature, di un figlio, di un animale, di un opera d'arte o di un progetto creativo. Ma qualsiasi sia l'oggetto del suo amore, deve imparare a lasciarlo andare, affinchè a sua volta segua il suo percorso.
Elena Ruzza e Matteo Cantamessa scelgono di utilizzare la musica dub come genere capace di attraversare le epoche.
La loop station potrà garantire l’ascolto di ambienti sonori diversi, dal mare alla città. E il tessuto sonoro delle stesse storie. La musica non è utilizzata come accompagnamento al testo parlato, ma essa stessa è testo dello spettacolo.
Le musiche originali, sono selezionate ed eseguite dal vivo.

 

Mercoledì 05 Agosto 2015

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CARPINO FOOD FESTIVAL - #ExpoGargano

Promosso dal Gal Gargano

 

CANTAR VIAGGIANDO - "Una valigia di ricordi"

"Un viaggio slow a bordo dei vagoni delle Ferrovie del Gargano"

Ore 19.12 in viaggio tratta San Severo/Calenella

Degustazione di prodotti tipici regionali a bordo

 

GIANNI LANNES "Gargano: la madre terra daunia"

Su questo lembo di storia si sono aggrappate mille leggende, a partire dall’approdo di Diomede dopo la guerra di Troia. Gente rude e criminali di importazione. Il sangue illirico, greco, teutonico, svevo, arabo, normanno, iberico, slavo e albanese si è raggrumato sul promontorio. Alcuni sono venuti a bivaccare da queste parti; molti, però, sono partiti con le pezze al culo, e mai più tornati. Progresso e sviluppo annunciato e promesso dal 1861 dopo aver stroncato la rivolta patriota dei briganti? Gli autoctoni emigrano ancora a testa bassa, mentre sovente i giovani sopravvivono consumando nel vuoto i giorni e l’intelligenza. Così sebbene sia legalmente assente nel belpaese la pena di morte, vige inesorabile la morte per pena.

 

Gianni Lannes è scrittore, fotografo, documentarista, esploratore, subacqueo, ex giornalista e fotografo. Ha lavorato sia in Italia che all'estero, occupandosi di controinformazione con inchieste riguardanti i traffici di armi (inchiesta su Ilaria Alpi e Miran Hrovatin), di esseri umani, di rifiuti tossici, scorie radioattive, di ecomafie. A causa del suo lavoro ha subito numerosi attentati e minacce di morte. Dal dicembre 2009 all’agosto 2011 ha vissuto sotto scorta della Polizia di Stato.

 

ACCOMPAGNAMENTO DI REDI HASA E MARIA MAZZOTTA - PROGETTO “URA”

I primi incontri musicali tra Redi Hasa e Maria Mazzotta avvengono nel 2005 quando, suonando per puro divertimento, cominciano a capire che tra di loro c’è grande affinità musicale. Di nota in nota trascorrono lunghe serate in compagnia di musiche tradizionali e libere improvvisazioni.

Il puro piacere dell’ascolto reciproco diventa, man mano, un appuntamento costante e ad ogni incontro entrambi portano nuovi brani e nuovi arrangiamenti, quasi a stupirsi l’un l’altro delle grandi potenzialità della loro musica.

E’ così che, nel 2010, cominciano a credere seriamente in un progetto di ricerca che leghi le potenti note del violoncello alla leggerezza della voce, passando attraverso le tradizioni delle loro terre e di quelle che incontrano nei numerosi viaggi. Vibrazioni che si snodano dalla pancia di un violoncello, frequenze liberate che sostengono e si fondono con la voce; note sapienti che prendono corpo dal ventre, che giocano con le simmetrie e con le dissonanze.

Fondamenta del repertorio sono le storie del sud Italia e dei Balcani, delle genti della Vecchia Europa e dei migranti di ogni tempo e luogo che Maria e Redi interpretano e ripropongono secondo il proprio sentire.

Dalla collaborazione musicale tra i due scaturiscono forti emozioni che li nutrono e li ispirano al contempo.

Colori, sapori, profumi, luci e ombre dell’esistenza umana vengono trasformati in suono che coinvolge e in storia che ammalia, in emozione. Sperimentazione e improvvisazione sono strumenti dosati con saggezza per sentire l’appartenenza di un brano e imprimervi la propria personalità.

 

“MATRE DEL CREATOR, IL CANTO DELLE DONNE”

in collaborazione con Parco del Gargano - Expo e territori – Motherchef

A cura di SALVATORE VILLANI con la conduzione del giornalista RAI Enzo Del Vecchio

Ore 21.00 Largo San Nicola / CARPINO

 

La dea gravida della vegetazione – popolarmente nota come dea della terra, o Madre terra – fu una delle figure femminili più rappresentate tra quelle riprodotte nell’Europa antica del neolitico.

La dea era la Creatrice dalla quale tutta la vita – umana, vegetale e animale – deriva, e alla quale tutto ritorna.

Nell’epoca neolitica, e ancor prima nel paleolitico superiore, la religione era centrata sulla potenza femminile, come dimostra la predominanza del simbolismo femminile. Proprio come il corpo femminile era considerato come la dea creatrice, allo stesso modo anche il mondo veniva considerato come il corpo della dea che crea costantemente la nuova vita da sé medesima. La dea è essa stessa la terra e la natura, pulsante con le stagioni: porta la vita in primavera e la morte in inverno.

Anche quando la cultura dell’Europa antica scomparve, con il sopravvento dei sistemi sociali e religiosi indoeuropei, i contadini europei continuarono tenacemente a venerare questa dea. Le festività agrarie praticate in Grecia e a Roma proseguirono la tradizione ereditata dal neolitico (Gimbutas 2005).

 

CONFERENZA: “IL CULTO DELLA MADRE TERRA NELLA CAPITANATA”

La conferenza, curata da Salvatore Villani, illustrerà l'origine della lettera M, quale script risalente a circa 300.000 anni fa, da cui deriva probabilmente la parola Mater latina, attraverso lo studio della ritualità connessa ai culti della rigenerazione della natura e quindi anche della nascita/rinascita degli esseri viventi del Paleolitico, fino al culto della Dea Madre del Neolitico. Il relatore si soffermerà sulla religione e sulla struttura sociale dell'Europa antica, per dimostrare che era una società matrilineare, tea-cratica e democratica, guidata da una regina-sacerdotessa e da un concilio di donne che fungeva da corpo governante, a differenza delle società patriarcali dei popoli belligeranti Indo-europei. Una struttura sociale ginocentrica che, nell’arco di alcuni millenni, ha potuto garantire una qualità della vita superiore a molte società androcratiche e classiste, ed ha goduto di un lungo periodo pacifico. Indagherà poi la civiltà dei Dauni, attraverso l'analisi di alcune stele, per capire l’importanza delle donne nella vita sociale e politica e il culto speciale nei confronti di Demetra e di Kore, importato successivamente presso i romani, perchè legato alla vita agricola e alle vicende della vegetazione, fondamentale per la sopravvivenza in una società stanziale. «La dea gravida della vegetazione – popolarmente nota come dea della terra, o Madre terra – fu una delle figure femminili più rappresentate tra quelle riprodotte nell’Europa antica del neolitico. La dea era la Creatrice dalla quale tutta la vita –umana, vegetale e animale– deriva, e alla quale tutto ritorna. La dea è essa stessa la terra e la natura, pulsante con le stagioni: porta la vita in primavera e la morte in inverno. Anche quando la cultura dell’Europa antica scomparve, con il sopravvento dei sistemi sociali e religiosi indoeuropei, i contadini europei continuarono tenacemente a venerare questa dea. Le festività agrarie praticate in Grecia e a Roma proseguirono la tradizione ereditata dal neolitico» (Marija Gimbutas 2005).

 

ROBERTO LEYDI E IL “SENTITE BUONA GENTE”

Presentazione del libro a cura di Domenico Ferraro (autore-Università di Roma), Maurizio Agamennone (Università di Firenze), edizione Squilibri-2015, con proiezione di filmati del 1967 (Cantori di Carpino e Musici terapeuti di Nardò).

Promosso da Roberto Leydi per la stagione 1966-’67 del Piccolo Teatro di Milano, con la consulenza di Diego Carpitella e la regia di Alberto Negrin, il Sentite buona gente intendeva attestare l’esistenza di una cultura musicale ‘altra’ attraverso la viva voce dei suoi protagonisti: i musici terapeuti del Salento, le sorelle Bettinelli di Ripalta Cremasca, i cantori di Carpino, la Compagnia Sacco di Ceriana, i suonatori di Maracalagonis, gli spadonari di Venaus, i musicisti e danzatori di San Giorgio di Resia e i tenores di Orgosolo accompagnati da Peppino Marotto.

Concepito in polemica con il Ci ragiono e canto di Dario Fo e del Nuovo Canzoniere Italiano, lo spettacolo costituiva in realtà un provvisorio punto di arrivo nella straordinaria carriera di un autore che attraversa da protagonista gran parte della cultura italiana del secondo Novecento, in una straripante ricchezza di relazioni intellettuali, da Elio Vittorini a Paolo Grassi, da Giorgio Strehler a Enzo Paci, da Tullio Kezich a Oreste Del Buono, da Enzo Jannacci a Giorgio Gaber, e in una ininterrotta solidarietà di intenti con Luciano Berio e Umberto Eco, gli amici di tutta una vita. L’inedito ritratto dell’autore del Sentite buona gente accompagna così la ricostruzione di un frastagliato ambiente culturale, contrassegnato dall’insofferenza verso rigide ripartizioni di ambiti disciplinari e dall’avversione verso tendenze e ideologie affermatesi nel frattempo a Roma, all’interno del principale partito della sinistra, quando la “realtà effettiva” del mondo popolare animava una pluralità di posizioni teoriche, da De Martino a Pasolini, da Calvino a Fortini, prima di essere riassorbita nelle intenzioni militanti di un “teatro politico” e di una “canzone di lotta e di protesta”.

Con le fotografie di Luigi Ciminaghi e di Alberto Negrin e testi inediti di Carpitella e Negrin; nel DVD la riduzione televisiva dello spettacolo e, nel CD, una selezione dei brani musicali registrati nel corso delle ricognizioni sul campo anche in Abruzzo e Toscana, con brani delle cantatrici di Cerqueto di Fano Adriano, dei Cardellini del Fontanino e dei poeti improvvisatori di Arezzo che non presero poi parte allo spettacolo.

 

CONCERTI DELLA TRADIZIONE

GIOVANNA STIFANI interpreta Luigi Stifani  (Mesciu Gigi), accompagnata da Antonio Stifani

LE CANTATRICI DI ISCHITELLA in Matre del Creator

PREMIO ALLA CARRIERA: GIOVANNA MARINI

ANGELA DELL'AQUILA in canti della tradizione albanese d'Italia, Albania e Kossovo

MARIELLA BRINDISI accompagnata da Mario Mancini in canti della Valle del Fortore

I SUONATORI DELLA VALLE DEL SAVENA: Dina Staro, le donne, il violino e la danza dell’Appeninno Bolognese

 

GIOVANNA STIFANI (accompagnata alla chitarra da suo fratello Antonio)

Figlia di Luigi ‘Mesciu Gigi’, il violinista-barbiere del tarantismo, dopo la morte del padre, avvenuta il 28 giugno 2000, è stata l’ideatrice e la promotrice a partire dal 2001, assieme ad Antonio Spano, del ‘Memorial Luigi Stifani’. Ha creato un piccolo museo nel centro storico di Nardò con gli strumenti musicali e gli oggetti della barberia di suo padre, per valorizzare e far conoscere la poliedricità di questo complesso personaggio salentino. Ripropone, durante le sue performances culturali-musicali, i canti e i racconti che ha imparato da Luigi Stifani, suo padre. Si è esibita in importanti festival tra cui il ‘Memorial Luigi Stifani’ (Santa Maria al Bagno- Nardò), il Tarantella Fest (Gargano), Suoni dal Mediterraneo (Andria), etc.

 

LE CANTATRICI DI ISCHITELLA in Matre del Creator

Scoperte da Salvatore Villani nel 1997, durante una ricognizione etnomusicale sui canti religiosi processionali, è un gruppo unico nel suo genere e rappresentativo della tradizione polivocale del Gargano. Il gruppo spontaneo delle Cantatrici di Ischitella conosce un vasto repertorio di ninne-nanne, canti sacri, di lavoro, di emigrazione, narrativi, satirici, ecc., a due e tre voci, appresi direttamente dalla viva tradizione, durante i lavori campestri.

La bellezza delle loro voci ha colpito fortemente Giovanna Marini che così si è espressa: “Le donne di Ischitella sono un corpo unico, con tanti occhi, tante voci, tanti sorrisi uno diverso dall’altro, tanti caratteri, ma sono una donna sola. La loro voce è un’unica voce potente, con un’emissione controllata, non urlano mai, eppure tesa come un sassofono suonato da un maestro. La loro musicalità è evidente, lineare, quasi tangibile. I loro codici d’interpretazione unanimi. È questa solidità, questa monoliticità, questa massa di suono, di corpo, di maternità, che coinvolge, avviluppa, non lascia possibilità al dubbio: le donne di Ischitella sono una certezza”.

Le Cantatrici si sono esibite in importanti festival tra cui il Tarantella Fest (Gargano), il Carpino Folk Festival, Festambientesud (Monte Sant’Angelo), Suoni dal Mediterraneo (Andria), Circolo Gianni Bosio – Museo Nazionale degli Strumenti Musicali (Roma), rassegna Canti della Settimana Santa (Campolieto-Molise), rassegna Canti di Passione (Salento).

 

PREMIO ALLA CARRIERA: GIOVANNA MARINI

Nata a Roma in una famiglia di musicisti, Giovanna Marini si diploma in chitarra classica al Conservatorio di Santa Cecilia nel 1959 e si perfeziona con Andres Segovia. Di seguito suona per qualche anno il liuto con il “Concentus Antiqui” del Maestro Quaranta.

All’inizio degli anni Sessanta incontra un gruppo di intellettuali fra cui Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Roberto Leydi, Gianni Bosio e Diego Carpitella e scopre il canto sociale e la storia orale cantata. Nel 1964 il “Bella Ciao”, spettacolo di canto politico e sociale, dato a Spoleto con grande scandalo per un pubblico molto chic e poco abituato, le dà la possibilità di cantare e raccogliere canti popolari in giro per l’Italia, nelle situazioni sempre incandescenti degli anni Sessanta.

Partecipa allora alla storia del “Nuovo Canzoniere Italiano” cantando con i gruppi formati per l’occasione da cantautori politici come Ivan Della Mea, Gualtiero Bertelli, Paolo Pietrangeli, ma anche cantanti contadini come Giovanna Daffini (ne impara l’emissione vocale e il repertorio), il Gruppo di Piadena, i Pastori di Orgosolo con il poeta Peppino Marotto (da cui impara l’arte del racconto, dell’improvvisazione) e da tanti altri cantori e cantastorie a cui deve sempre molto.

Continuando la ricerca musicale e il suo impegno negli spettacoli e iniziative del “Nuovo Canzoniere” come per il “Ci ragiono e canto” di cui Dario Fo cura la regia, cresce il suo gusto del teatro, dell’affabulazione teatrale, dello stare in scena. E nel 1965 incomincia a comporre lunghe ballate che raccontano la sua esperienza e che interpreta sola in scena accompagnandosi con la chitarra non avendo la possibilità di usare altre voci ed altri strumenti: da “Vi parlo dell’America” nel 1965 all’ “Eroe” nel 1974.

Nel 1974, con un gruppo di musicisti anch’essi provenienti da percorsi non tradizionali, fonda la Scuola Popolare di Testaccio a Roma.

Parallelamente al suo sviluppo di compositore, Giovanna Marini ha sempre continuato l’insegnamento dell’etnomusicologia applicata al canto di tradizione orale italiano presso la SPMT e dal 1991 al 2000 anche presso l’Università di Paris VIII – Saint Denis.

Con i suoi allievi di Roma e Parigi ha fatto fino ad oggi una decina di viaggi di studio per ascoltare e registrare i canti di tradizione orale ancora presenti in Italia nelle feste religiose o profane.

Nel 1976 crea il Quartetto Vocale per il quale compone da allora le “Cantate” e con il quale si esibisce in concerti e tournées in Italia e all’estero.

La sua intensa attività musicale l’ha portata anche a comporre per il cinema: per registi come Loy, Maselli, Pietrangeli o Gianikian; per il teatro fra cui numerose tragedie greche: dalle “Troiane” di Thierry Salmon nel 1988, musiche premiate dal UBU, alle “Coefore” di Elio De Capitani o alle “Antigone”: la prima per il regista tedesco Hans-Günter Heyme nel 1995 e la seconda per il francese Patrice Kerbrat nel 2000; e ugualmente per la danza contemporanea, come “Animarrovescio” della coreografa Adriana Borriello. Inoltre compone numerosi oratori, poemi sinfonici e opere fra cui: “Pour Pier Paolo” dodici liriche dalla “Meglio Gioventù” di Pasolini, “Concerto per Leopardi”.

Nel 2002 con Francesco De Gregori incide il disco “Il Fischio del Vapore” che si distingue per un numero di vendite eccezionale.

Nel 2005 esce il suo libro “Una mattina mi son svegliata. Le storie di un’Italia perduta”, edito da Rizzoli, che racconta da un lato i viaggi collettivi fatti con allievi di nazionalità diverse, dall'altra i propri ricordi e pensieri sul lavoro svolto attraverso gli anni con il gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano e la conoscenza ed amicizia con Pier Paolo Pasolini.

Per il Festival Angelica di Musica Contemporanea scrive la partitura per “Le ceneri di Gramsci” di P.P.Pasolini. La prima esecuzione a Parma il 2 novembre 2005 con la regìa di Giuseppe Bertolucci.

 

MARIELLA BRINDISI (chitarra battente e voce) accompagnata da Mario Mancini (tamburi a cornice)

Il gruppo “I Musicanti della Memoria” nasce e si esibisce la prima volta nel 2010 presso il Circolo “Gianni Bosio” di Roma invitato da Giovanna Marini dopo un lungo periodo dedicato alla ricerca e raccolta di testimonianze, sui canti di tradizione orale, del territorio molisano della Valle del Fortore. La ricerca dà buoni risultati e nasce, quindi, la necessità di approfondire l’argomento frequentando i luoghi “maestri” della tradizione: il Tarantella Fest che li vede presenti a Rignano fin dal 2005, il Carpino Folk Festival, e la presenza, nel 2006, di Giovanna Marini e dei suoi allievi di Testaccio, a Macchia Valfortore, che segnano una tappa fondamentale per il consolidamento, la passione e l’amore per i canti della propria terra.

 

ANGELA DELL'AQUILA in canti della tradizione albanese d'Italia, Albania e Kossovo

Angela Dell’Aquila (voce), Salvatore Villani (baglama), Ciro Iannacone (chitarra), Vittorio Basanese (fisarmonica)

Angela Dell’Aquila è nata a Chieuti e si interessa di canti della tradizione arbëreshë a partire alla fine degli anni Sessanta, quando conosce Roberto Ruberto, musicista, poeta e scrittore chieutino, che la sprona ad interpretare con la sua bella voce i canti della tradizione albanese italiana. Dopo la morte di Roberto, sotto la spinta di Giorgio Ruberto, entra a far parte del gruppo musicale arbëreshë di Chieuti, con cui realizza una incisione e vari concerti in Italia e all’estero, fino allo scioglimento del gruppo avvenuto alla fine degli anni Settanta. Nel 2005 entra a far parte del gruppo musicale del Centro Studi di Tradizioni Popolari del Gargano e della Capitanata, sotto la direzione musicale di Salvatore Villani, con cui realizza importanti concerti a Vasto Etnofestival, al ‘Memorial Giorgio Ruberto’ di Chieuti, al Tarantella Fest, al Carpino Folk Festival, a Suoni dal Mediterraneo (Andria), al ‘Memorial Luigi Stifani’ (Santa Maria al Bagno- Nardò), etc.

 

I SUONATORI DELLA VALLE DEL SAVENA: Dina Staro, le donne, il violino e la danza dell’Appeninno Bolognese

Placida Staro, detta Dina, è etnomusicologa ed etnocoreologa di fama internazionale. È direttrice del Centro di Ricerca e Documentazione della Cultura Montanara e della Piccola Scuola di Musica e Danza Tradizionale nel paese di Monghidoro (Bo). Svolge anche attività come ricercatore indipendente, come formatore a contratto, autore di testi letterari e come violinista. Dal 1986 è membro dell'International Council for Traditional Music (UNESCO Status C), e dal 2012 vicepresidente dell'Ethnochoreology Study Group della stessa istituzione. È stata cantante, chitarrista e violinista in diversi gruppi, attrice e coreografa per la televisione, cinema e teatro dal 1974 ad oggi. È violinista, cantante e responsabile del gruppo " I Suonatori della valle del Savena" dal 1986.

Suonatori della Valle del Savena, è la formazione che riunisce dal 1974 ‘I Suonatori della valle bolognese’ che suonano per il ballo antico, staccato e liscio. Per quarant'anni hanno portato nelle case, nei cortili, nelle piazze e sui palchi tre generazioni di suonatori. Attualmente, ne fanno parte Bruno Zanella, chitarra bolognese, Placida Staro, violino e voce, Domenico Salomoni, percussioni, Elisa Lorenzini, Carolina Conventi, Stefano Reyes, violino, Davide Dobrilla, fisarmonica, Gabriele Roda, contrabbasso e basso elettrico. Hanno una ricca discografia a iniziare dai due dischi editi per l’Albatros nel 1974 (Musiche e canti popolari dell’Emilia 1) e nel 1976 (Musiche e canti popolari dell’Emilia 2) curati da Stefano Cammelli, per finire con i dischi curati da Placida Staro nel 1991, nel 1995, nel 1996. Per la Nota di Udine hanno pubblicato nel 2002 due CD “Concerto a Bologna” e “I rest d’la sòzia”, nel 2007 il CD doppio “Al di là delle parole”, nel 2012 il CD doppio “E' qui la festa?”.

Giovedì 06 Agosto 2015

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CARPINO FOOD FESTIVAL - #ExpoGargano

Promosso dal Gal Gargano

CANTAR VIAGGIANDO - "Una valigia di ricordi"

"Un viaggio slow a bordo dei vagoni delle Ferrovie del Gargano"

Ore 19.12 in viaggio tratta San Severo/Calenella

con degustazione di prodotti tipici regionali a bordo

 

ELENA RUZZA E MATTEO CANTAMESSA CON PROGETTO “DAMATIRA DUB”

Reading mitologico elettronico dedicato alla Madre Terra

a cura di Elena Ruzza

dub selecta Matteo Cantamessa

Damatira - Demetra rappresenta l'energia materna per eccellenza, la vera nutrice e protettrice dei giovani e vulnerabili. Non necessariamente è la madre biologica delle sue creature, poichè sa nutrire con pari amore anche amici, conoscenti e compagni, che in lei vedono la buona madre sulla cui spalla si può piangere. Il suo senso protettivo e la sua determinazione nel difendere sono leggendarie, come l'orsa che protegge il suo cucciolo.

Il suo limite consiste nell'identificarsi nel solo ruolo di madre e nella difficoltà a lasciare andare le sue creature.

La donna che incarna l'archetipo Damatira ha bisogno di comprendere che, come la natura con il ciclo delle stagioni insegna, il cambiamento è parte del ciclo naturale delle cose, e resistere ad esso significa solo ristagnare.

La Dea della fertilità può essere madre di tante creature, di un figlio, di un animale, di un opera d'arte o di un progetto creativo. Ma qualsiasi sia l'oggetto del suo amore, deve imparare a lasciarlo andare, affinchè a sua volta segua il suo percorso.

Scegliamo di utilizzare la musica dub come genere capace di attraversare le epoche.

La loop station potrà garantire l’ascolto di ambienti sonori diversi, dal mare alla città. E il tessuto sonoro delle stesse storie. La musica non è utilizzata come accompagnamento al testo parlato, ma essa stessa è testo dello spettacolo.

Le musiche originali, sono selezionate ed eseguite dal vivo.

 

Ore 20.30 dalla stazione di Carpino

VISITA AL CENTRO STORICO DI CARPINO

con la guida DOMENICO SERGIO ANTONACCI

 

Ore 21.30 Largo San Nicola / CARPINO

"ITINERARI DEL GUSTO: LE FAVE", PERCORSO DEGUSTATIVO E SENSORIALE PROMOSSO DAL GAL GARGANO

Il tessuto produttivo agroalimentare garganico offre uno straordinario paniere di cibi di alta qualità e straordinaria varietà. Una varietà che proietta nel gusto tutta l’essenza di una civiltà secolare che si è sviluppata tra montagne aspre e boschi rigogliosi, specchi lagunari in cui si riflette il caldo del sole del Mediterraneo e coste che guardano il mare verso l’Oriente. Un territorio dall’identità unica, per storia, risorse e tradizioni, che può essere raccontato attraverso la mirabile sintesi della rosa delle sette eccellenze, prodotti tipici i cui sapori permettono di vivere un’autentica esperienza multisensoriale. Sette delizie i cui antichi segreti sono custoditi dalle abili e appassionate mani di produttori che fanno della cultura gastronomica garganica un patrimonio nazionale.

A Carpino la fava si coltiva da secoli: i suoi terreni calcarei e argillosi sono l’ideale per questo legume che è da sempre alla base della dieta contadina. Rinomata a livello nazionale per le sue qualità e caratteristi- che organolettiche, la fava di Carpino (o sottovarietà della Vicia Faba Maior) è di dimensioni medio-piccole e con una fossetta nella parte inferiore. Caratteristica principale è la sua facile cottura, determinata dalla buccia sottile, porosa e friabile che permette di sprigionare l’aroma e il gusto intenso della polpa.

Un’occasione unica quindi per scoprirne le caratteristiche e le modalità di preparazione attraverso gli show cooking che si terranno durante tutta la serata

 

Ore 22.00 Largo San Nicola / CARPINO

CATERINA PONTRANDOLFO  "CANTAR PER TERRE"

Tessitura di voci e canti delle donne d’Arneo

uno spettacolo scritto e diretto da Caterina Pontrandolfo

 

Cantar per terre è stato il primo evento di teatro canto in terra d’Arneo andato in scena con grande successo e partecipazione di pubblico  a Veglie, nell’ aja della masseria Casa Porcara, il 29 settembre 2013. E’ stato una delle tappe del progetto partecipato di teatro e comunità: Fimmine Fimmine, canti memorie e storie delle donne dell’ Arneo 2013, un progetto ideato da Caterina Pontrandolfo, attrice, autrice, regista, cantante e ricercatrice lucana, in collaborazione con Assunta Zecca, operatrice culturale salentina, e con la scrittrice marchigiana Maira Marzioni.

Il progetto condotto a partire dalla primavera 2013 tra i Comuni di Leverano, Veglie, Nardò, San Pancrazio, Copertino, etc…ha avuto l’ obiettivo di raccogliere la memoria e le testimonianze delle anziane dell’ Arneo.

Oltre all’ accurata ricerca etnografica, ha realizzato:

- un laboratorio di teatro e canto a Leverano

- lo spettacolo Cantar per Terre

- il libro Fimmine Fimmine Il Teatro della Vita, a cura di Maira Marzioni, Caterina Pontrandolfo, Assunta Zecca (con un ricco apparato fotografico di Pina Muci e Corrado d’ Elìa) edito da Spagine/Fondo Verri Editore di Lecce.

Le varie fasi del progetto sono state sostenute dalla Camera di Commercio di Lecce (ricerca e laboratorio); dal GAL TERRA d’ Arneo (produzione dello spettacolo), e dalla BCC di Leverano (pubblicazione del libro)

 

Cantar per terre - Lo spettacolo

ll tempo trascorso con le anziane d’ Arneo per raccoglierne le biografie, i canti, i racconti, ci ha aperto il vasto mondo femminile e reso fortemente consapevoli del ruolo straordinario che le donne hanno avuto nell’ economia rurale del secolo scorso in questo lembo del Salento. La tessitura, la cura familiare, il lavoro nei campi lungo l’intero ciclo stagionale e nei magazzini di tabacco dall’ alba al tramonto, la casa, la cucina: ci siamo avviate lungo i sentieri delle storie nascoste di queste donne affidate al soffio della melodia. Il canto, infatti, ha dato il ritmo a queste vite difficilissime, le ha tenute insieme e le ha, in fin dei conti, salvate. Un vaso di Pandora, un canzoniere ricchissimo fatto di stornelli a dispetto e canti d’amore, ballate dai testi struggenti, canti narrativi e serenate, canti a “paravoce”: una terra attraversata dalla melodia, oltre che dagli ormai celebri ritmi pizzicati. Il rimpianto di tutte: “ora non si canta più, ognuna sta per conto suo”. Denunciando l’assenza di occasioni e luoghi d’incontro per le donne nei nostri paesi. 

In scena sei artiste girovaghe (Caterina Pontrandolfo, Assunta Zecca, Silvia Lodi, Elisa Murrone, Roberta Paladino, Benedetta Siciliano) che vanno di terra in terra, di paese in paese con la vocazione di trattenere la memoria antica, farla propria. Testimoniano che le melodie non hanno confini, viaggiano insieme ai popoli, ai ricami, ai cibi. Per questo motivo oltre ai canti raccolti, lo spettacolo è fatto di altri suoni, altri canti, perché: “ i canti non sono di nessuno e sono di tutti” come ci hanno detto in uno dei nostri primi incontri le Sorelle Gaballo, le cantore di Nardò, che sono in scena con noi nello spettacolo. Allo stesso tempo testimoni e monumenti viventi di questa memoria. Una tessitura di voci, narrazioni e canti dunque attraversa la scena che è paesaggio d’ Arneo.

Lo spettacolo si svolge nelle ore del tramonto, nell’ aja della masseria. Le artiste girovaghe, ”sorelle d’arte” arrivano, un vecchio traino le porta, orizzonte visivo e mitico del mondo raccontato: “mettono in scena” nello spazio circolare quelle madri, figlie, sorelle, spose, contadine, operaie, ricamatrici, donne al telaio o nei campi di cui hanno ascoltato i racconti. E’ la vita che scorre con i suoi cicli di nascite e di morti. Mettono in scena la sapienza e la cultura delle mani, della vita e della morte. Le feste, la comunità. Pochi oggetti essenziali d’ uso quotidiano e tessuti. Sullo sfondo, la casa-traìno è di volta in volta carro funebre e carro della “fujuta” delle ragazze osteggiate nei loro amori. Come le ave messapiche.  Il pubblico è tutto intorno a noi: è una festa del canto, una canzoniera, si offre del cibo…e si intravede già la luna. Il traìno s’accende delle luci del sogno, del desiderio, della speranza e da una generazione di donne all’ altra ci fa nuove raccoglitrici, nuove tessitrici: di memorie, di canti e di storie antenate. A tessere e a ritessere suoni, storie e canti, con noi la fisarmonica e il talento di Admir Shkurtaj.

Venerdi 07 Agosto 2015

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CARPINO FOLK FESTIVAL - DAMATIRA

 

Ore 22.00 Piazza del Popolo / CARPINO

 

BUFU’ DI SEPINO

 

IL RUMORE CUPO DELLA TRADIZIONE

 

 

 

GIULIANA DE DONNO, MASSIMO CUSATO, RAFFAELLO SIMEONI

 

A SUD DEL MONDO

 

 

 

ROSALIA DE SOUZA

 

OBRIGADO BRASIL

 

 

 

BUFU’ DI SEPINO

 

IL RUMORE CUPO DELLA TRADIZIONE

 

Nella notte di San Silvestro le strade di Sepino si affollano di suonatori che accompagnati dai loro strumenti, girano per le contrade del paese, portando a tutti l'augurio di buon anno, con le famose "serenate" (prima della mezzanotte) e le "matinate" (dopo). E' questa una delle tradizioni più sentite dai sepinesi, una tradizione le cui origini si perdono nella notte dei tempi. I suonatori si riuniscono in diverse squadre chiamate appunto "bande di bufù" e circa un mese prima dell'atteso evento viene scelto un luogo, solitamente una vecchia casa, dove preparare i bufù.

 

Il Bufù è lo strumento musicale monopelle costituito da una botte di legno, con il fondo chiuso e con il lato superiore aperto intorno a cui è tesa una pelle di capra o di vitello, al centro della quale è inserita una canna. Lo strumento produce suono quando la canna viene "frizionata" dal suonatore con un panno umido, mettendo in tal modo in vibrazione la pelle che, utilizzando come camera di risonanza la botte, produce un rumore cupo, così caratteristico da averne preso il nome "bufù".

 

 

 

 

 

GIULIANA DE DONNO, MASSIMO CUSATO, RAFFAELLO SIMEONI

 

A SUD DEL MONDO

 

Un affascinante viaggio musicale che parte dal nord Europa attraversando quei paesi (Irlanda, Francia, Spagna) dove le leggendarie popolazioni dei Celti si insediarono. Con gioiose danze, canzoni d’armi e d’amore, proseguirà il fantastico viaggio alla riscoperta del prezioso patrimonio musicale del sud Italia caratterizzato da tarantelle, tammorriate e ballate a cui si uniranno ed intrecceranno seducenti melodie di antico sapore mesopotamico. Un tuffo nell’Oceano ci condurrà laddove giunsero un tempo coraggiosi uomini e donne che sfidarono l’ignoto per conoscere nuove terre e nuovi sud del mondo: al Sud America sarà dedicata l’ultima parte dell’itinerante concerto, un omaggio alla “terra” che ha saputo creare una sua straordinaria ed originale identità fondendo sapientemente la propria storia all’esuberante cultura degli uomini giunti dal lontano Mediterraneo.

 

Il Trio è l’incontro di virtuosi musicisti che si sono divertiti a fondere le loro diverse culture ed esperienze musicali, creando un originalissimo connubio di ritmi e suoni; ha effettuato numerosi concerti in varie manifestazioni e Festivals di musica etnica e popolare, riscuotendo entusiasmanti consensi di critica e di pubblico.

 

Il primo Cd del Trio “A SUD DEL MONDO”, prodotto nel 2004, è stato acclamato dalla critica per l’originalità d’interpretazione e recensito da prestigiose riviste musicali specializzate ed è stato inoltre utilizzato come colonna sonora per cortometraggi nonchè per il video promozionale della Regione Basilicata (testimonial Francis Ford Coppola).

 

ROSALIA DE SOUZA

 

OBRIGADO BRASIL

 

Nata a Rio De Janeiro nel quartiere di Nilopolis, famoso per le scuole di samba, eredita la grande passione verso la musica dal padre, che ascoltava i Beatles, Dionne Warwick e tanti altri artisti internazionali. Nel 1988 Rosalia De Souza arriva in Italia e frequenta i corsi della Scuola di Musica Popolare del Testaccio a Roma ed inizia a studiare, da interprete, tutti i grandi autori della tradizione musicale brasiliana dei ’60 come Tom Jobim, Baden Powell, Joao Gilberto, Sergio Mendes, Edu Lobo, Vinicius de Moraes, Djavan, Caetano Veloso, Gilberto Gil, Chico Buarque, Milton Nascimento ed alcune nostre grandi dive di quell’epoca, come Mina ed Ornella Vanoni. Nel ’95 debutta come cantante del Quintetto X, una delle band più importanti della scena acid jazz del periodo. Il produttore artistico di “Novo Esquema De Bossa” è Nicola Conte, luogo del delitto il Fez di Bari, ed il jazz, soul, la musica afroamericana e brasiliana sono i linguaggi musicali sui quali si sviluppa questo prima esperienza discografica e prende forma l’immagine artistica di Rosalia De Souza, che ricorda così quell’epoca: “Il disco con il Quintetto X è stato fatto con la spensieratezza che quel tempo si lasciava concedere. Avevamo voglia di fare musica insieme e abbiamo fatto un ottimo lavoro,che ha dato gioia e speranze a tutti. Per me è il disco che mi ha dato modo di capire quale risultato avrei potuto ottenere da interprete, ed il vero punto di partenza per esprimere la mia musica e la mia cultura, di cittadina non italiana, in Italia.” Il Quintetto X inizia ad andare in tour all’estero portando, con grande successo, il nostro paese sulla mappa della scena musicale alternativa, allora etichettata come acid jazz.

 

Un’onda lunga che prosegue per molti anni, nonostante lo scioglimento della band, e che porta Rosalia ad esibirsi al Barbican Centre e al Jazz Cafè a Londra (nel 2000) e sul prestigioso palcoscenico del Montreux Jazz Festival, l’anno successivo. E’ il 2001, un anno che segna un ulteriore punto di svolta, che si concretizza con il debutto da solista di “Garota Moderna” un lavoro modellato ad arte per la sua voce e prodotto ancora da Nicola Conte, che perfeziona a livelli notevoli quel sottile gioco di specchi fra tradizione e modernità, usando un linguaggio modernissimo per una musica nata tanti decenni fa, e che viene etichettato dagli addetti ai lavori come Nu-Bossa.

 

Nel 2003 arriva “Garota Diferente”, disco che contiene le rivisitazioni di artisti e top dj’s come il Trüby Trio, Zero dB, Buscemi e gli italiani Gianluca Petrella, Gerardo Frisina e The Dining Rooms. Un disco che conferma il momento d’oro dell’artista brasiliana, che riceve stima anche dai più importanti dj’s della scena alternativa elettronica. Nel 2005, Rosalia De Souza calca nuovamente le scene internazionali più prestigiose, come l’Olympia di Parigi, il World Festival a Madrid ed il

 

Womad di Peter Gabriel, in scena a Las Palmas, nelle Gran Canarie. In Italia è scelta da Maurizio Giammarco come interprete vocale del Parco della Musica Jazz Orchestra, da lui diretta. Il 2006 è l’anno della consacrazione, la Schema Records pubblica “Brasil Precisa Balançar”. La giovane interprete brasiliana ha raggiunto una grande maturità artistica. Per Rosalia si corona il sogno di una vita: registrare un disco nel suo paese d’origine, con musicisti brasiliani e sotto la supervisione di uno dei pesi massimi della bossa nova, il leggendario Roberto Menescal, che insieme a Joao Gilberto e Tom Jobim, è stato protagonista dello storico Festival della Bossa Nova alla Carnegie Hall di New York, nel lontano 1962.

 

Il 26 gennaio 2009 è uscito “D’improvviso”, il nuovo album di Rosalia De Souza. Fascino e magia, sensualità e misticismo, queste alcune sensazioni emanate da questo nuovo

 

lavoro dell’artista brasiliana, che stavolta si è affidata alla produzione artistica di Luciano Cantone, co-fondatore della Schema e già produttore del pluripremiato “Handful Of Soul” di Mario Biondi. “D’Improvviso” conferma lo status di Rosalia De Souza come miglior cantante ed interprete della musica brasiliana che abbiamo nel nostro paese.

 

 

Sabato 08 Agosto 2015

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CARPINO FOLK FESTIVAL - DAMATIRA

Ore 22.00 Piazza del Popolo / CARPINO

 

A-WA

YEMENITE FOLK SINGING

Quando si viene a sapere che Tomer Yosef dei Balkan Beat Box ha prodotto il loro album di debutto, si capisce immediatamente che c’è una buona probabilità che le A-WA saranno il prossimo grande prodotto di Israele.  Le tre sorelle reinterpretano la musica delle proprie radici Yemenite con beat moderni, per creare un mix contagioso di canzoni arab-folk ed elettronica.

Tair, Liron e Tagel Haim sono cresciute in un piccolo villaggio chiamato Shaharut, nella Valle di Arava nel sud di Israele, ma le loro radici si trovano ancora più a sud, nello Yemen.

“I nostri nonni sono immigrati dallo Yemen ad Israele” dice Tair, la sorella maggiore.  “Questa migrazione ha portato tante meravigliose tradizioni ad Israele: danza, musica e cerimonie coloratissime. Con noi è la donna che canta, nel dialetto arabo degli ebrei yemeniti” aggiunge Tair, la portavoce del gruppo che, con le tre sorelle cantanti, include quattro musicisti con basso/violino, batteria/loop, tastiera e chitarra elettrica.

Loro assorbono le radici di cui parlano con il latte materno. “Siamo cresciute in una famiglia di musicisti: cantiamo e ci esibiamo da sempre, vogliamo dare le nostre radici di un rinnovamento moderno”.

Quelle canzoni popolari hanno attirato l'attenzione di Tomer Yosef, cantante dei Balkan Beat Box di, anche lui di famiglia yemenita. "Abbiamo parlato con lui ed è stato subito incantato dai canti yemeniti.”

Fu solo nel 1960, quando gli yemeniti arrivarono ​​in Israele, che Shlomo Moga un cantautore israeliano, ha iniziato a registrare quelle canzoni. Sono così belle, senza tempo, semplici e oneste. Abbiamo iniziato a mescolare queste fondamenta con la musica della nostra generazione: hip hop, reggae, ed elettronica. Così abbiamo pensato di prendere qualcosa dalle nostre radici familiari e dargli un tocco moderno”

 

FARAUALLA

OGNE MALE FORE

 “Ogni Male Fore” è il titolo del nuovo progetto del quartetto vocale barese Faraualla (Serena Fortebraccio, Gabriella Schiavone, Maristella Schiavone, Teresa Vallarella) e rappresenta un ideale percorso nell’affascinante territorio della medicina popolare pugliese. Le formule di guarigione univano gli aspetti più pagani della cultura popolare ad una fervida religiosità, la pratica magica o taumaturgica ad una medicina legata alla reale conoscenza delle erbe curative in una unione che non risultava mai essere forzata. Il materiale relativo a questa ricerca è difficile da recuperare, in quanto nascosto in una parte della memoria popolare misteriosa e accessibile solo a pochi prescelti. In ogni brano le formule rivivranno nel canto e nel suono delle Faraualla, in un ideale percorso verso la guarigione fisica e spirituale. Faraualla presenta delle novità nel sound e nell’organico. Il quartetto vocale sarà accompagnato, oltre che dalle percussioni (Cesare Pastanella), da una sezione ritmica di basso (Angelo Pantaleo) e batteria (Pippo D’Ambrosio), che conferisce al suono del gruppo un carattere decisamente innovativo, pur non modificandone la forte identità. Il quartetto vocale FARAUALLA è nato nel 1995. Dopo aver approfondito singolarmente lo studio e la pratica della vocalità in ambiti musicali differenti, le quattro cantanti hanno trovato un interesse comune nella ricerca sull’uso della voce come “strumento”, attraverso la pratica della polifonia e la conoscenza delle espressioni vocali di diverse etnie e di periodi storici differenti.  Gli esiti di questo lavoro si ritrovano nel repertorio Faraualla, nelle composizioni originali come nei brani tradizionali. Le suggestioni di un percorso attraverso culture tanto lontane fra loro si fondono in una sintesi originale in cui emergono con forza le radici culturali del gruppo. La Puglia, per secoli terra d’incontro e di passaggio di popoli, è presente nel “suono” che connota la formazione barese, negli strumenti che accompagnano l’esecuzione, nello stesso nome del gruppo. FARAUALLA è una delle cavità carsiche più profonde presenti sull’altopiano murgiano, a nord-ovest di Bari.

 

TRIACE

INCANTI E TRADIMENTI

Un progetto che da otto anni caratterizza la sua musica con giochi di stile e attenzioni al dettaglio, fondendo antico e moderno per costruire un nuovo sound carico di suggestioni della tradizione ma anche di sperimentazione, che spinge il progetto verso un'ambientazione sonora che va aldilà della popolarità dei testi.

Il linguaggio della cultura popolare lascia ampio spazio al jazz, all'improvvisazione, alle percussioni incisive e calde che portano Triace a caricarsi di atmosfere ipnotiche, pronte quasi a spezzare il rapporto melodico con la tradizione per poi, a tratti, ricongiungersi con esso.

Energia, carisma e innovatività sono le carte vincenti di Triace.

L'ultimo disco “Incanti e Tradimenti”, uscito nel 2012, prodotto da Elena Ledda e S'ard music e distribuito da Egea, sta avendo ottimi risultati sul territorio nazionale:

“La Tabaccara” è un brano selezionato nel 2013 per una compilation, distribuita in tutte le edicole nazionali, con TV SORRISI E CANZONI e CHI.

“Incanti” è un brano della colonna sonora del film “La Santa” di Cosimo Alemà selezionato al Festival del cinema di Roma.

“Pinguli Pinguli Giuvacchinu” è un brano utilizzato da Luciano Melchionna per lo spettacolo “Dignità Autonome di prostituzione”.

 

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